Gottfried Wilhelm Leibniz
MONADOLOGIA
I. Teoria della sostanza semplice (§§ 1-30)
a. Definizione e deduzione della monade in generale (§§ 1-7)
1. La monade qui in questione è una sostanza semplice che entra nelle cose composte; semplice, cioè senza parti.
2. Ed è necessario che ci siano sostanze semplici, poiché esistono appunto delle cose composte: il Composto, infatti, è un ammasso o aggregatum di Semplici.
3. Ora, la dove non ci sono parti, non è possibile né estensione né figura né divisibilità. Queste monadi sono dunque i veri atomi della Natura: in breve, sono gli elementi delle cose.
4. Perciò non bisogna temere che una sostanza semplice si dissolva: è anzi del tutto impensabile che possa perire per via naturale.
5. Per la stessa ragione è pure impensabile che una sostanza semplice abbia un inizio per via naturale: essa, infatti, non potrebbe formarsi mediante composizione.
6. Quindi si può dire che le monadi possono iniziare e finire unicamente tutt’a un tratto, vale a dire: possono iniziare solo per creazione e finire solo per annientamento. Ciò che è composto, invece, inizia e finisce per composizione e dissoluzione delle parti.
7. Inoltre non c’è modo di spiegare come una monade possa essere alterata o mutata nel suo interno per opera di qualche altra creatura. Nella monade, infatti, non si potrebbe trasporre nulla, né è pensabile in essa alcun movimento interno che sia impresso, diretto, accresciuto o diminuito; ciò è invece possibile nel Composto, dove avvengono mutamenti tra le parti. Le monadi non hanno finestre, attraverso le quali qualcosa possa entrare o uscire. Gli accidenti non possono staccarsi dalle sostanze e passeggiare fuori di esse come facevano una volta le "specie sensibili" degli Scolastici. Pertanto, né sostanza né accidente possono entrare dal di fuori in una monade.
b. Il principio degli indiscernibili e le qualità della monade: percezione e appetizione
(§§ 8-17)
8. D’altra parte, però, è necessario che le monadi abbiano delle qualità, altrimenti non sarebbero neppure degli Esseri. In effetti, se le sostanze semplici non differissero per le loro qualità, non si potrebbe scorgere nessun mutamento nelle cose, perché ciò che è nel Composto può derivare soltanto dai suoi ingredienti semplici. Pertanto, se le monadi fossero prive di qualità sarebbero indistinguibili l’una dall’altra, dato che esse non differiscono affatto tra loro per la quantità; di conseguenza, una volta ammessa l’ipotesi del Pieno, ogni luogo riceverebbe nel movimento sempre e soltanto l’equivalente di ciò che vi era stato in precedenza, e uno stato di cose sarebbe indiscernibile da un altro.
9. È inoltre necessario che ciascuna monade sia differente da ogni altra. Nella Natura, infatti, non esistono due Esseri che siano perfettamente uguali, e nei quali non sia possibile trovare una differenza interna, cioè una differenza fondata su una denominazione intrinseca.
10. Considero poi come assodato che ogni Essere creato è soggetto a mutamento – e quindi lo è anche la monade creata –, e che questo mutamento è continuo in ciascuna monade.
11. Da quanto abbiamo detto fin qui risulta che i mutamenti naturali delle monadi dipendono da un principio interno, dato che nessuna causa esterna potrebbe influire sul loro interno.
12. Ma, oltre al principio del mutamento, deve pure esserci un dettaglio di ciò che muta, [un aspetto particolare] che determini per cosi dire la specificazione e la varietà delle sostanze semplici.
13. Questo dettaglio deve implicare una molteplicità nell’unità, cioè nel Semplice. In effetti, poiché ogni mutamento naturale avviene per gradi, qualcosa muta e qualcosa permane; di conseguenza è necessario che nella sostanza semplice, sebbene sprovvista di parti, ci sia una pluralità di affezioni e di relazioni.
14. Lo stato transitorio che implica e rappresenta una molteplicità nell’unità, cioè nella sostanza semplice, è propriamente quel che si chiama percezione, la quale, come si vedrà in seguito, va distinta dall’appercezione o coscienza. Su questo punto i Cartesiani hanno commesso un grave errore, in quanto hanno trascurato le percezioni di cui non si ha coscienza. Ed è appunto questo il motivo che li ha portati a credere che 2
solo gli spiriti fossero monadi, e che non esistessero anime di bestie né altre entelechie. Così essi hanno confuso, come fa il volgo, un lungo stordimento con la morte propriamente detta, il che li ha fatti ricadere nel pregiudizio scolastico delle anime interamente separate, e ha perfino consolidato nelle menti maldisposte l’opinione della mortalità delle anime.
15. L’azione del principio interno che determina il mutamento, ossia il passaggio da una percezione a un’altra, può essere chiamata appetizione L’«appetito», è vero, non sempre riesce a raggiungere l’intera percezione cui tende, tuttavia ne ottiene sempre qualche cosa e perviene così a nuove percezioni.
16. Noi stessi esperiamo una molteplicità nella sostanza semplice, quando constatiamo che perfino il più piccolo pensiero di cui abbiamo coscienza implica nel suo oggetto una varietà. Così, tutti coloro che ammettono che l’anima è una sostanza semplice devono riconoscere questa molteplicità nella monade; e Bayle, a riguardo, non avrebbe dovuto incontrarvi quella difficoltà che ha esposto nel suo Dizionario alla voce «Rorarius».
17. D’altra parte si deve riconoscere che la percezione, e quel che ne dipende, è inesplicabile mediante ragioni meccaniche, cioè mediante le figure e i movimenti. Immaginiamo una macchina strutturata in modo tale che sia capace di pensare, di sentire, di avere percezioni; supponiamola ora ingrandita, con le stesse proporzioni, in modo che vi si possa entrare come in un mulino. Fatto ciò, visitando la macchina al suo interno, troveremo sempre e soltanto pezzi che si spingono a vicenda, ma nulla che sia in grado di spiegare una percezione. Quindi la [ragione della] percezione va cercata nella sostanza semplice, non già nel Composto, cioè nella macchina. Così, è unicamente nella sostanza semplice che si possono trovare le percezioni e i loro mutamenti: solo in ciò, quindi, possono consistere tutte le azioni interne delle sostanze semplici.
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Fraternamente, Ale